Merletti e Design - Intrecci creativi a Cantù dal Novecento a oggi

Merletti e Design
Intrecci creativi a Cantù dal Novecento a oggi

6 aprile- 30 giugno 2019
Palazzo Morando/ Costume Moda Immagine, Via Sant’Andrea, 6, Milano

L’esposizione, organizzata dal Comitato per la Promozione del Merletto quale testimonianza e omaggio a una preziosa arte coltivata nel tempo con pazienza e passione, è ospitata nell’antico Palazzo Morando. Situato nel quadrilatero della moda e proprietà del Comune di Milano, è sede museale con un nucleo di opere dedicate alla storia della città cui, dal 2010, si sono aggiunte le collezioni civiche di Moda e Costume.

La mostra è dedicata a una specializzazione artigianale molto antica definita in Italia con ben tre termini equivalenti, “merletto”, “pizzo” e “trina”, che indicano un intreccio di fili realizzato a mano con attrezzi molto semplici, i principali sono i fuselli e l’ago, e diffusi dalla fine del Quattrocento.

Il pregio dei merletti è determinato da due fattori strettamente collegati: la novità del progetto, che solo la creatività dei migliori designer può assicurare, e la perfezione tecnica, che richiede una consolidata esperienza esecutiva. Obiettivo dell’esposizione è mostrare come questa sinergia tra design e sapienza artigianale abbia saputo realizzarsi, prendendo in esame il caso di Cantù (Como), centro manifatturiero la cui attività è proseguita dal Seicento sino a oggi. Attraverso una selezione di esemplari prestigiosi, accompagnati dai relativi progetti, sarà possibile seguire non solo la storia produttiva di questa città, ma anche riflettere sulle sorti di una specializzazione italiana d’eccellenza che, dalla seconda metà del Novecento, ha conosciuto alterne fortune nella moda come nell’arredo.

Allo scopo di trovare nuovi spazi di applicazione per questa tecnica rinnovandone i decori e l’uso, pur conservando l’elevata qualità esecutiva, il Comitato per la Promozione del Merletto organizza a Cantù, dal 1993, la Biennale Internazionale del Merletto. Si vuole così tenere viva la memoria storica di quest’arte, per tramandarla al futuro e stimolare la ricerca progettuale. Per tale motivo, dalla decima Biennale del 2011 il Comitato ha promosso l’iniziativa “Merletti e Design”. Famosi artisti, architetti e designer di fama internazionale sono stati invitati a collaborare con le merlettaie di varie scuole e associazioni del Canturino per realizzare i “multipli d’autore”, che saranno esposti in mostra: Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Luca Scacchetti, Ugo La Pietra, Patricia Urquiola, Anna Gili, Angela Missoni, Thessy Schoenholzer Nichols.
Per la prossima Biennale dell’autunno 2019 si aggiungono nuove collaborazioni, con Michele De Lucchi, Terry Dwan, Martino Gamper, Lombardini22, Nanda Vigo.

Tra i designer, stimolati dal confronto con il materiale e la paziente modalità esecutiva, e le merlettaie, coinvolte nella sperimentazione di sempre nuove soluzioni tecniche per realizzare i disegni, è scaturita un’importante sinergia: le diverse competenze hanno saputo incontrarsi per dare vita a innovativi progetti che valorizzano un’antica sapienza artigianale inserendola nelle ricerche del design contemporaneo.

La finalità culturale dell’iniziativa è ben sintetizzata da Luca Scacchetti (2015): “Il mondo del merletto canturino mi ha consentito di trovare una “straordinaria isola di umanità” che ha avuto come risultato un progetto collettivo che è “il vero valore”, valore che diviene una sorta di vera e propria resistenza in contrasto con la dispersione e l’omologazione contemporanea, resistenza delle tradizioni, del luogo, dei caratteri di un territorio, di una forma antica di socialità e soprattutto di un rapporto differente tra progetto e artigianato. Resistenza che tende a far riemergere e risignificare un mestiere, un’arte, una sapienza locale, che proprio nel suo essere particolare e specifica, assume un senso ed un valore universale.”

Il percorso storico proposto dalla Mostra inizia dal Seicento, quando Cantù produceva merletti a fuselli i cui disegni erano allineati al gusto barocco diffuso internazionalmente nelle arti decorative, che erano venduti nel territorio lombardo e esportati da Milano, famoso centro italiano per le manifatture di lusso legate al tessile.

Questi merletti sono stati tra Cinquecento e Settecento un ornamento molto costoso e un prestigioso simbolo di ricchezza e di distinzione sociale nell’abbigliamento, sia maschile che femminile, nell’arredo dei ceti più elevati e in ambito liturgico.

Tra Settecento e Ottocento la fortuna delle manifatture italiane, tra cui Cantù, soffrì per la concorrenza delle ben più competitive e stilisticamente aggiornate manifatture del Belgio e della Francia, e la sempre più diffusa lavorazione a macchina.

Solo dal tardo Ottocento la produzione italiana riprese, ma con una caratteristica diversa rispetto al passato: non più la ricerca dell’omogeneità ma quella di uno stile riconoscibile per ogni centro. A Cantù la sinergia tra progettazione e qualità tecnica fu assicurata a partire dal 1888 dalla Scuola di Arte Applicata all’Industria e dallo spirito imprenditoriale delle nuove manifatture. Si definì così uno stile tipico, caratterizzato da complessi disegni eclettici e da alcuni punti ricorrenti (quali Venezia, Mimosa, Rosaline), con cui venivano realizzati bordure e grandi pezzi d’arredo, come tappeti da tavolo, tovaglie, tende e copriletti.

Negli anni trenta del Novecento, la produzione artigianale italiana trovò nella figura dell’architetto-progettista l’impulso alla modernizzazione. In sintonia con lo stile razionalista internazionale, a Milano Giò Ponti proponeva sulla rivista “Domus” innovativi motivi semplificati e geometrici per le arti decorative.
Anche a Cantù architetti e designer quali Giorgio Wenter Marini, Fausto Melotti, Tomaso Buzzi e Giovanni Gariboldi contribuirono alla realizzazione di “merletti d’arte”, destinati alle Triennali di Milano, di cui sono proposti in mostra vari progetti e manufatti. La loro volontà di rinnovamento non incontrava tuttavia il favore delle manifatture locali, che continuavano a essere legate al gusto tradizionale condiviso dal mercato internazionale.

Nei primi anni Cinquanta, durante la ripresa produttiva che vide la nascita della moda italiana, si colloca il tentativo di Gegia e di Marisa Bronzini di applicare la progettazione d’artista non solo alla tessitura a mano, ma anche alla realizzazione di capi unici di abbigliamento femminile, come dimostrano i due esemplari esposti.
Negli stessi anni, per le mostre organizzate in Triennale a Milano dall’ENAPI (Ente Nazionale dell’Artigianato e delle Piccole Industrie) Mario Giampieri e il pittore Leonardo Spreafico, che insegnava alla Scuola di Arte Applicata presso il Castello Sforzesco a Milano, disegnavano esemplari unici per alcune manifatture canturine.

Negli anni Novanta si sono sviluppate sporadiche collaborazioni progettuali, quale quella di Emilio Tadini e la Cooperativa Produzione Merletti (1993), in un panorama dagli anni settanta in declino per diverse motivazioni, legate al cambiamento sociale, culturale e produttivo. Negli anni Settanta vengono meno anche le iscrizioni al corso di merletto presso il locale Istituto d’Arte.

Nonostante questo, la lavorazione del merletto a mano è proseguita sino a oggi, grazie alla passione di tante merlettaie che, autonomamente o riunite in associazioni e scuole, continuano a produrre amatorialmente manufatti di elevata qualità tecnica.

 SCARICA IL COMUNICATO STAMPA

 

Per informazioni:

www.merlettiedesign.com

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Tel. +39 348 2215068



Progetto della mostra: Comitato per la Promozione del Merletto - Cantù

A cura di Marialuisa Rizzini e Renata Casartelli

Progetto scientifico e testi: Marialuisa Rizzini

Progetto dell’allestimento: Simona Maspero, Isabella Livio

Progetto grafico: Isabella Livio, Renata Casartelli


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